La salute delle ossa passa anche per il controllo del proprio regime alimentare: essere sottopeso, nella fattispecie, può essere un fattore di rischio per l’osteoporosi. Per essere più chiari: un basso peso corporeo può corrispondere ad un ridotto picco di massa ossea negli adolescenti o – più in generale – a un basso indice di massa ossea in adulti ed anziani.
Prendendo a campione sessantamila persone di tutte le età tra donne e uomini, come dimostrato da studi scientifici, è stato infatti comprovato come più alto (quasi raddoppiato) fosse il rischio di fratture femorali in quelle con BMI (Body Mass Index, ovvero l’indice di massa corporea che si ottiene dividendo il peso di un soggetto per il quadrato della sua altezza) di circa 20 kg/m^2 rispetto a quelle con BMI pari a 25 kg/m^2. Una conseguenza non casuale, perché riferibile appunto alla massa ossea di soggetti magri e con una maggiore fragilità scheletrica.
Non è tutto però, perché anche l’abuso di diete può avere conseguenze dannose sul metabolismo osseo. Basti pensare che il ricorso a regimi dietetici sbagliati o fai-da-te può comportare una minore assunzione di calcio e vitamina D, elementi indispensabili per la salute dell’osso.
Uno studio statunitense, in tal proposito, ha dimostrato qualche anno fa come – su un campione di circa settemila donne anziane – una repentina perdita di peso avesse come conseguenza su molte di esse quella di una riduzione della massa ossea ed un effettivo aumento del rischio di fratture indipendentemente dal peso iniziale prima della dieta. Al contrario, si può affermare invece come un mantenimento costante del proprio peso corporeo associato però a regolare attività fisica volta a tenerlo sotto controllo, possa contribuire a proteggere dalla perdita di massa ossea.
Ai soggetti in sovrappeso, per cui è indispensabile ricorrere ad un regime dietetico restrittivo, è dunque importante garantire comunque il corretto apporto giornaliero di calcio e vitamina D evitando sistemi dissociativi o restrittivi soltanto di alcuni gruppi di alimenti e favorendo la varietà dei cibi.
Caso a parte e delicato è quello invece riguardante l’anoressia nervosa, ovvero il disordine psichiatrico che usualmente viene associato al periodo adolescenziale – vale a dire di maggiore accumulo di massa ossea che, come detto, culminerà col picco – e che può portare serissimi problemi di salute dell’osso.
Nelle pazienti donna affette da anoressia si registra una rapida perdita dei cicli mestruali (amenorrea) che ha come conseguenza immediata quella della mancata secrezione di estrogeni in maniera similare a quanto avviene per le donne in periodo di post-menopausa: l’effetto fisiologico è quello di una perdita di massa ossea. Basti pensare che in pazienti anoressiche la cui malattia ha avuto durata uguale o superiore ai sei anni il rischio di fratture è fino a sette volte superiore rispetto a coetanee sane.
Anche la guarigione dall’anoressia non può purtroppo scongiurare completamente tale rischio, per questo è importante che la malattia venga riconosciuta in tempo per poterne prendere le adeguate contromisure.
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