L’iperfosfatemia è rappresentata da una concentrazione di fosfato nell’organismo superiore alla media (oltre i 4,5 mg per decilitro). Le cause più comuni del disordine sono malattie renali croniche, ipoparatiroidismo e acidosi metabolica e respiratoria. Le manifestazioni cliniche sono in genere connesse all’ipocalcemia (mancanza di calcio nel sangue) conseguente e possono comprendere anche la tetania (crampi, spasmi e tremori muscolari). La diagnosi si basa sulla misurazione dei livelli di fosfato nel sangue, mentre il trattamento comprende restrizioni dall’assunzione di fosfato e la somministrazione di antiacidi come il calcio carbonato.
In generale la causa più comune di iperfosfatemia è la diminuzione di escrezione renale che si verifica quanto i reni non eliminano una quantità sufficiente di fosfato. Questo squilibrio può essere causato anche da uno spostamento transcellulare di fosfato nello spazio extracellulare in modalità così importanti da superare la capacità escretoria dei reni. In genere questo spostamento avviene con:
- Chetoacidosi diabetica (nonostante questo comporti in realtà l’esaurimento di fosfato nel corpo)
- Lesioni da schiacciamento
- Rabdomiolisi (un grave danno muscolo-scheletrico con rilascio nel sangue di alcuni composti come creatina, calcio e acido urico) non traumatica
- Infezioni sistemiche particolarmente gravi (sepsi)
- Sindrome da lisi tumorale (complicanze metaboliche che possono insorgere dopo il trattamento di alcuni tipi di cancro)
L’iperfosfatemia può manifestarsi anche per consumo eccessivo di fosfato per via orale o l’uso esagerato di clisteri contenti fosfato e svolge un ruolo decisivo nello sviluppo di iperparatiroidismo secondario o di osteodistrofia renale e nei pazienti in dialisi. Essa può inoltre portare a diminuzione del calcio nei tessuti molli: la calcificazione di tali tessuti nella pelle genera di solito prurito e noduli sottocutanei nei pazienti con malattia renale allo stadio terminale che sono in dialisi cronica.
In linea di massima l’iperfosfatemia è comunque asintomatica, sebbene – come appena evidenziato – possano manifestarsi sintomi di ipocalcemia nel caso in cui questa sia concomitante.
Il trattamento del disturbo si basa essenzialmente sulla riduzione di fosfato evitando l’assunzione di alimenti che lo contengono e con l’assunzione di farmaci specifici durante i pasti. I farmaci che si legano al fosfato, come il sevelamer, il lantanio e i composti del calcio, devono essere assunti durante i pasti come prescritto dal medico. Questi farmaci rendono il fosfato più difficile da assorbire e viene escreta una maggiore quantità di fosfato. Sevelamer e lantanio sono usati spesso per i soggetti che si sottopongono a dialisi in quanto aumenta la probabilità che i composti di calcio formino cristalli di fosfato di calcio nei tessuti.