Le diete squilibrate, anche in età giovanile, mettono a rischio le ossa: è vero, Professoressa Brandi?
Una dieta squilibrata in età giovanile è un danno, perché fino ai nostri 25 anni di età accumuliamo il cosiddetto “picco di massa ossea”, il momento di massima forza e potenza del nostro scheletro: le diete che negano proteine, calorie e calcio sono dannose per le ossa in quel periodo.
L’osteoporosi è considerata una patologia solo femminile: è proprio così?
No, anche gli uomini sono colpiti: una frattura da fragilità su tre riguarda un uomo. E spesso gli uomini arrivano alla frattura non pensando al rischio osteoporosi. Dopo i 65 anni l’uomo ha una riduzione degli ormoni sessuali e questo porta anche a una riduzione del tessuto muscolare e osseo e della sua densità.
Solo l’ètà aumenta il rischio di osteoporosi, o ci sono altre cause?
Esistono anche altri fattori di rischio, che entrano nella Carta di rischio di frattura, che ci consente di prevedere quale rischio abbiamo di fratturarci a 10 anni. Per il nostro Paese esiste una carta di rischio specifica che si chiama DeFRA. L’età è il primo fattore, ma ci sono anche cause legate all’ereditarietà. Inoltre molte delle osteoporosi sono “secondarie”, ossia sono causate da un’altra patologia o condizione: pensiamo alle malattie infiammatorie o a quelle di malassorbimento. Questa situazione può riguardare tutti allo stesso modo: bambini, giovani, uomini e donne.
Come dovremmo nutrirci per metterci al riparo dall’osteoporosi?
Il calcio è fondamentale perché costituisce la base delle ossa, oltre ad essere essenziale per il sistema nervoso centrale. Per quanto riguarda lo scheletro, le quantità ottimali da introdurre cambiano durante la vita: per l’adulto la quantità raccomandata sono 1000 mg al giorno (1 grammo): li troviamo nel formaggio stagionato, latte, yogurt, acqua ricca di calcio. Soprattutto durante la stagione invernale, quando si sta meno all’aperto, dobbiamo anche pensare alla quantità di vitamina D, che ci serve ad assorbire il calcio a livello intestinale.
La terapia ormonale sostitutiva può essere di aiuto per combattere l’osteoporosi?
Questa terapia pareva promettente, ma dopo alcuni studi, è stata demonizzata e praticamente abbandonata, in realtà è essenziale iniziarla al momento giusto, ossia al momento della menopausa, non più tardi, e può essere fatta usando ormoni naturali.
La mineralometria ossea computerizzata, MOC, è uno strumento utile per tenere sotto controllo la salute delle ossa. Da quale età va considerato un esame abitudinario?
Questo esame è rimborsato dal SSN dopo i 65 anni o, se abbiamo fattori di rischio, anche prima. È un esame non invasivo dal punto di vista radiologico, e misura quanto minerale c’è dentro l’osso. Ci dà un numero, chiamato T score, che ci dice quanto ci discostiamo da un modello ideale, cioè se quel numero è -2,5 o inferiore siamo di fronte ad osteoporosi, tra -1 e -2,5 siamo di fronte ad osteopenia, fino a -1 è un risultato normale.
Del REMS cosa possiamo dire? Quali sono vantaggi e svantaggi?
È una tecnologia italiana ed è la prima ecografia in grado di misurare l’osso: studi internazionali e nazionali hanno visto che ci fornisce dati sovrapponibili a quelli della MOC. Per noi sarà ancora più importante quando il SSN la riconoscerà come strumento per il rimborso dei farmaci.
Gli anticorpi monoclonali sono utili anche per l’osteoporosi? Hanno effetti collaterali?
Tutti i farmaci hanno effetti collaterali. Abbiamo due monoclonali, uno presente nel mondo da dieci anni, un antiriassorbitivo che riduce la distruzione ossea, un altro, recentemente approvato dall’AIFA, che riesce a bloccare la distruzione e stimolare la ricostruzione dell’osso, quindi ha in sé le due funzioni ed è molto potente. Sono stati evidenziati effetti collaterali a livello cardiovascolare che non ci permetteranno di prescriverlo a pazienti a rischio cardiaco.